Project Description

PLOT | Museion Bolzano
25 MAR – 3 SET 23

Lorena Munforti, coltivatrice nel progetto multidisciplinare Plot.

PLOT di Asad Raza, a cura di Leonie Radine, si basa sull’installazione site-specific Absorption e sul video Ge, in divenire e dal finale aperto. Per Absorption il museo si riempie di oltre 60 tonnellate di “neosoil” artificiale. In collaborazione con scienziati e scienziate del suolo e una coordinatrice, che, per creare il nuovo terriccio, raccoglie rifiuti e materiali locali, tra i quali argilla, sabbia, vinacce, polvere di marmo, fondi di caffè, cenere di forni per pizza, compost, capelli umani, letame di cavallo e segatura. Questi materiali vengono quotidianamente aggiunti, mescolati, rivoltati da un gruppo di coltivatori e coltivatrici per rendere fertile il nuovo terriccio e offrirlo al pubblico da portare a casa per realizzare dei progetti personali. Come nelle edizioni precedenti di Absorption, anche in Plot Raza offre un palcoscenico
ad altri artisti e artiste per svilupparvi i propri interventi. L’opera subisce così un processo di metamorfosi che dal primo giorno dell’esposizione è visibile al pubblico. Lo spazio che in passato ospitava la biblioteca di Museion diventa un deposito per gli ingredienti e un laboratorio dove il “neosoil” viene trasformato in mattoni di terra, gettando le basi per il prosieguo della narrazione.

Per il Capitolo II, gli architetti BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava) e l’artista Lydia Ourahmane nel loro intervento 20x10x5
utilizzano i mattoni realizzati per esplorare il concetto di “abitazione”, impiegando una tecnica di costruzione che risale all’Antico Egitto. Coinvolgendo un mattonaio, i mattoni di terra vengono utilizzati per costruire un prototipo di piccola struttura che rimanda a vari tipi di ricoveri: dai bivacchi montani ai sacelli sacri del Rinascimento e ai ripari nel deserto algerino. Questo processo artistico nasce dal dialogo pluriennale tra BB e Ourahmane sulsimbolismo architettonico ispirato dalle fotografie di rovine nel deserto algerino che Ourahmane ha collezionato nel corso degli anni.

Nel Capitolo III questo ambiente ibrido diventa teatro della prima presentazione in Italia della coreografa Moriah Evans, prodotta in collaborazione con Bolzano Danza. Out of and Into: PLOT è una ricomposizione di due lavori precedenti: Remains Persist (2022), basato sulle tracce di vari tipi di informazioni che riecheggiano nei nostri corpi, e il suo lavoro d’esordio dal titolo Out of and Into (8/8): STUFF (2012) nel quale esplora l’espressività del corpo “isterico”. Assimilando i frammenti o l’eredità positiva della propria pratica, l’artista crea una nuova iterazione site-specific che deriva da processi di decadenza e rinascita.

Nel Capitolo IV, la narrativa di Plot torna ad Absorption. I mattoni di terra vengono decomposti e ritornano ad essere “neosoil”. I coltivatori e le coltivatrici sono di nuovo presenti e riportano il terriccio a un equilibrio fertile. Il pubblico è nuovamente invitato a portare il terriccio con sé a casa. Per l’epilogo, previsto per l’8 settembre, quello che rimane viene portato a Museion Passage e distribuito al fine di coltivare in seguito altri nuovi paesaggi.

Sullo sfondo della narrazione, il video Ge di Raza mappa diversi biotopi sulla Terra come in un diario poetico. Il titolo del film fa riferimento al nome originario della dea greca Gaia. La prima “strofa” del video in divenire e dal finale aperto, esplora il paesaggio costiero attorno al cottage di James Lovelock, che nella sua teoria concepisce la Terra come un sistema autoregolante e vivente. La seconda fornisce una ricetta per produrre del terriccio artificiale a casa. Durante Plot, Ge si sviluppa con l’aggiunta di due nuove “strofe” ambientate una sul lago Erie e l’altra presso l’abbazia in rovina di Ildegarda di Bingen. Plot esplora nuovi terreni per pratiche collaborative nel fare mostre. Instaurando un dialogo tra arte visiva, scienza, architettura, danza, partecipanti locali con una forte relazione con il suolo, il progetto si fonda letteralmente su saperi situati. La parola inglese “plot” del titolo, che può descrivere un lotto di terreno, una piantina o le svolte in una narrazione, allude alle dimensioni concettuali multiple della mostra. Come la trama di un romanzo, si sviluppa in diversi capitoli. Ciascuno di questi crea a suo modo incontri poetici e sensuali tra entità naturali e artificiali, viventi e non viventi, e un senso di porosità tra corpi, architettura e paesaggio.

CREDITS

ASAD RAZA: Absorption / Reabsorption / Ge Nella sua opera, Asad Raza (*1974 Buffalo, USA, vive a Berlino) concepisce l’arte come un’esperienza metabolica, attiva e interdisciplinare. Il progetto Absorption è stato presentato al 34th Kaldor Public Art Project di Sydney (2019) e più tardi ospitato al Gropius Bau, Berlino (2020), alla Ruhrtriennale di Essen (2021), e al Centre for Contemporary Arts di Glasgow (2022). In Diversion (2022), l’artista ha deviato il fiume Meno facendolo passare attraverso la Kunsthalle Portikus di Francoforte, filtrando l’acqua in modo che il pubblico potesse berla. In Untitled (plot for dialogue) (2017), i visitatori e le visitatrici giocavano a tennis in una chiesa milanese del Sedicesimo secolo. Root sequence. Mother tongue, realizzato alla Whitney Biennial del 2017 combinava 26 alberi con le persone che si prendevano cura di essi e vi conservavano con amore degli oggetti. L’opera Schema for a school era una scuola sperimentale alla Ljubljana Biennale of Graphic Arts del 2015. Il suo film Minor History è stato proiettato per la prima volta nel 2019 all’International Film Festival di Rotterdam. Raza ha studiato letteratura e cinema alla John Hopkins University e alla New York University.

Il Neosoil (2023) è composto da sabbia e limo di Bolzano e Merano, compost di scarti verdi, argilla di Treviso, segatura, polvere di pietra di muratori locali, bucce di chicchi di caffè, bucce di chicchi di cacao, fondi di caffè, capelli, granaglie esauste, sabbia di marmo, substrato di funghi, pula di grano saraceno, polvere di cereali, vinaccie, cremor tartaro, residui di potatura, fibre di canapa, mattoni di canapa, letame di cavallo, gusci d’uovo, volantini di Museion, carta da ufficio e altro.

Jess Chadwick è una scienziata del suolo di Birmingham che ha partecipato alle prove con i coltivatori e le coltivatrici. Nell’ambito del suo dottorato di ricerca in Geografia, Scienze della Terra e dell’Ambiente presso l’Università di Birmingham, studia l’impatto dei nanomateriali nel suolo e la riduzione dell’inquinamento agricolo.

Stefan Zerbe è coinvolto nel progetto come consulente scientifico. Professore all’Università di Bolzano e responsabile del gruppo di ricerca interdisciplinare sull’ecologia del paesaggio e la biodiversità, è impegnato in progetti di ripristino degli ecosistemi, sostenibilità, libertà scientifica e progetti di studio
interculturale in tutto il mondo.

Isabella von Dellemann, “soil coordinator” per Absorption, è cresciuta in una famiglia di viticoltori. Mossa dal suo spirito curioso ed eclettico, si è occupata del reperimento di ingredienti per il suolo provenienti da tutto il territorio dell’Alto Adige.

COLTIVATORI E COLTIVATRICI:

Theresa Bader è una designer/artista/performer. Nel suo lavoro si occupa di risorse locali inutilizzate e le trasforma per creare nuove relazioni tra le persone e la natura.

Maiella Di Donato, studentessa dell’unibz, lavora attualmente a un progetto che esplora sperimentalmente la correlazione
tra la “pelle” del pianeta e dell’essere umano per innescare nuove reciproche relazioni.

Sarah Keck, studentessa di design presso l’unibz, è interessata alla creazione di un ambiente nel quale si mescolano natura ed essere umano, ed è affascinata dalla complessità dei suoli.

Katharina Theresa Mayr è artista e graphic designer. Ha coltivato il suo piccolo giardino nell’area condominiale, dove osserva quotidianamente ciò che è cambiato dal giorno prima.

Lorena Munforti è pittrice ed illustratrice. Il suo lavoro è un invito a riflettere sui rapporti con il territorio in un mondo nel quale crisi ecologica, climatica e pandemie spingono a rivedere la posizione antropocentrica.

Mahsa Nara è una studentessa d’arte presso l’unibz. Il suo obiettivo è quello di esprimere gli elementi storico-artistici della cultura mediorientale nella cultura occidentale. Durante la sua infanzia in Iran trascorreva molto tempo a giocare in giardino e aveva un forte rapporto con la terra.

Elio Pfeifauf è artista e vive a Bolzano. Per Pfeifauf la terra è sempre stata buona ascoltatrice e sostegno emotivo, e in alcune opere precedenti ha usato il suolo come fonte di conforto emotivo.

Stefano Riba proviene da una famiglia di contadinioperai del cuneese. Lavora in ambito artistico con la stessa multidisciplinarietà che i suoi avi mettevano nei campi e in fabbrica: è infatti allestitore, docente, scrittore, curatore, production manager ecc.

Andrea Righetto è studente del Master in Eco-Social Design presso l’unibz. Attualmente lavora a progetti che mirano a promuovere l’idea di un forte legame tra essere umano e piante.

BB + LYDIA OURAHMANE: 20x10x5
BB è uno studio di design fondato nel 2022 a Milano e diretto da Fabrizio Ballabio e Alessandro Bava.

Alessandro Bava (*1988 Napoli, Italia) è un architetto che vive a Milano dove ha fondato il project space zaza’ nel 2022. Dopo il diploma all’Architectural Association di Londra con Pier Vittorio Aureli, è entrato a far parte di åyr, un collettivo di artisti che si occupa di sharing economy (economia collaborativa) e di domesticità, ed è stato editore di ECOCORE, una rivista di ecologia. Nel 2022 è stato curatore ospite del numero 2 di PROspectives, la rivista accademica del B-Pro program alla Bartlett School of Architecture – UCL, Londra. Il suo lavoro interdisciplinare e collaborativo è stato esposto alla Biennale di Venezia, alla Berlin Biennale, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Museum Ludwig di Colonia, alla Fondazione Cartier di Parigi, al Moderna Museet di Stoccolma e alla Quadriennale di Roma.

Fabrizio Ballabio (*1986 Napoli, Italia) è architetto e ricercatore a Milano. Si è laureato in Svizzera all’Accademia di Architettura di Mendrisio (AAM), ha conseguito il Master in Storia dell’arte alla University of York. Oltre a lavorare nello studio BB, Ballabio è professore associato all’AAM alla cattedra di Kersten Geers, ha fondato ed è editore della rivista accademica STOÀ – Tools for Architectural Design Pedagogies. Tra il 2014 e il 2019, è stato tra i fondatori di åyr – un collettivo di artisti focalizzato sui temi della sharing economy (economia collaborativa) e della domesticità.

Lydia Ourahmane (*1992 Saïda, Algeria) è un’artista con base ad Algeri e Barcellona. La pratica di Ourahmane, orientata sulla ricerca, si muove tra spiritualità, geopolitica contemporanea, migrazione e le complesse storie del colonialismo. Integra video, suono, performance, scultura e installazione, spesso in dimensioni grandi o monumentali. Tra le sue mostre più recenti figurano sync, KW Institute of Contemporary Art, Berlino; Tassili, SculptureCenter, New York e Fondazione Louis Vuitton, Parigi (2022), Survival in the afterlife, Portikus, Francoforte, e De Appel, Amsterdam (2021); Barzakh, Kunsthalle Basel, Triangle – Astérides, Marsiglia, S.M.A.K. Gent (2021-2022); Solar Cry, CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco (2020). Le sue opere sono state esposte alla 34° Bienal de São Paulo (2021) e alla New Museum Triennial (2018).

Filippo Arenosto è un architetto che si è formato a Venezia e nutre un forte interesse per processi, tecniche e materiali costruttivi. È coinvolto nel Capitolo II di PLOT come mattonaio.

MORIAH EVANS: Out of and Into: PLOT

Moriah Evans interpreta la coreografia quale processo speculativo e sociale. Sviluppando il movimento dalla materialità del corpo e da un’interiorità affettiva invisibile, ma percepibile, i progetti di Evans indagano le gerarchie tra carne, corpo, sé e soggetto. Evans mantiene nella sua pratica artistica un approccio poliedrico, creando performance site-specific, produzioni teatrali, installazioni museali, simposi, testi e progetti curatoriali. Tra le opere più recenti figurano Remains Persist al Performance Space di New York (2022); Rehearsals for Rehearsal nell’ambito del Public Art Fund di New York (2022); RESTOS all’Espacio Odeon di Bogota, Colombia (2021); REPOSE nell’ambito di Beach Sessions di New York (2021); Be my Muse a Pace Live di New York (2021); Configure a The Kitchen di New York (2018) e Figuring allo SculptureCenter di New York (2018).

Sarah Beth Percival è un’artista della danza che attualmente vive nell’alto deserto del New Mexico. Ha conseguito il BFA presso la North Carolina School of the Arts, poi ha frequentato il P.A.R.T.S. a Bruxelles e ha ottenuto una borsa di studio da ImPulsTanz danceWEB Europe. Percival ha danzato per coreografi e coreografe come Moriah Evans, Heather Kravas, Maria Hassabi, Milka Djordjevich, Kota Yamazaki e Malin Elgan.

Kris Lee è una ballerina, performer e DJ con base a New York e Philadelphia. Dopo aver conseguito il BFA in danza presso la University of the Arts nel 2019, nel 2021 e 2022 ha fatto parte della Stephen Petronio Company, è stata in tournée con Nora Chipaumire e si è esibita con Or Schraiber e So&So Orchestra. Attualmente lavora con il progetto di teatro sperimentale e comunitario Ninth Planet e con Moriah Evans.